La legione spagnola: Intervista a Simone Corsi

  • Home
  • News
  • La legione spagnola: Intervista a Simone Corsi

La legione spagnola: Intervista a Simone Corsi

Simone Corsi News

La legione spagnola

La camera oscura di Massimo Angeletti

1402244943385_moto 2.jpgPoco tempo fa ho intervistato Simone Corsi, che tra le tante risposte mi ha detto cose che mi han fatto riflettere. Si parlava naturalmente di Moto 2 e mi interessava conoscere l’opinione del pilota romano su Tito Rabat. Tutti e due abbiamo conosciuto un Rabat che cadeva, cadeva e ricadeva sfortunatamente per lui, e da un paio di stagioni è invece il pilota da battere.

Simone mi ha risposto secco “perché ha una Moto2 tutta sua ad Almeria (circuito spagnolo) e sta in moto tutta la settimana, quando non ci sono le gare lui può girare sempre!” Semplice. Era così ovvio e scontato che non ci avevo mai pensato. Girare girare e girare. Esperienza, si fa esperienza, se c’è il talento può così emergere, ed è questo il segreto anche, a mio avviso, della crescita di tutto il movimento spagnolo.

La Federazione spagnola, spinta da Dorna e sollecitata dagli sponsor ha reso più facile per i giovani poter fare esperienza in moto, a partire dai campionati giovanili. Lo ha fatto attraverso un contenimento dei costi (moto, pista, iscrizioni, semplificazioni burocratiche, reperibilità degli sponsor) che hanno richiamato anche piloti dall’estero oltre ad incentivare il movimento interno.

Molti giovani piloti italiani competono nel campionato spagnolo (CEV) perché costa meno, e i limiti anagrafici sono differenti (i pilotini possono entrare in pista anche a 12 anni).
Da qualche tempo anche la Federazione italiana ha tentato una strada simile, diversa però nel fatto che in Italia la Federazione gestisce direttamente un team della Moto3 nel motomondiale e altri negli altri campionati. In fondo Fenati, Tonucci e gli altri giovani sono frutto di questo vivaio.

Sono ancora pochi rispetto alla crescita del movimento spagnolo, lì il fenomeno ha raggiunto grandi numeri, da noi no. Non si può pensare di far crescere i giovani piloti italiani con un campionato che dura cinque gare a distanza di un mese e mezzo l’una dall’altra. Nei campionati spagnoli anche l’ultimo dei piloti riceve un contributo/premio a fine gara che è un (piccolo o grande) sostegno alle spese. Da noi no, anzi molte volte i team e i piloti vengono penalizzati da giudici che applicano regolamenti come se fossero nel mondiale (vedi Arbolino nella gara di Imola). Così non va! Quindi bisognerà studiare ancora.

Gli spagnoli possono passare più tempo in pista anche fuori dalle gare. Non bastano le quattro ore più la corsa in tre giorni, (tanto è il tempo che i piloti del motomondiale passano normalmente sopra una moto da corsa). Per crescere bisogna sbagliare ed imparare, gli spagnoli lo fanno in maniera intensiva e si vedono i risultati. Noi dovremmo dare ai nostri piloti la stessa disponibilità, considerato che la Spagna attraversa un periodo di crisi simile alla nostra si può notare una mentalità differente dove la risposta alla crisi non è la contrazione e i tagli delle spese, ma un aumento degli investimenti nel lungo periodo, cioè sui giovani.

E in questo discorso non si può non citare Valentino Rossi, che è avanti, con le idee anche qui: il Dottore ha capito la necessità dei giovani piloti di stare in moto, di sentire il motore cantare ed ha raccolto attorno a se (al Ranch) molte delle nuove leve del motociclismo italiano. Si divertono sullo sterrato o sul misto, non è propriamente un circuito di velocità. Rossi ha dato una sistematicità ad un fenomeno spontaneo che dalle parti della Romagna è abbastanza frequente, adesso non ci resta che sperare che costruisca un circuito tutto suo e trasformi lo sterrato in catrame.

– See more at: http://www.raisport.rai.it/dl/raiSport/Articoli/Simone-Corsi-6eecc911-a477-4505-bb5d-95a5aa367da8.html?refresh_ce#sthash.VOSI2kUt.dpuf